Il decalogo del missionario

di mons. Bruno Maggioni, biblista

  1. Il cristiano fa proprio l’ideale che ha unificato tutta la vita dell’apostolo Paolo: annunciare Gesù Cristo.
  2. Annuncia un Vangelo che aggrega. Ama la sua Chiesa ed invita uomini e donne a farne parte. Tuttavia non annuncia la sua Chiesa, ma il Signore Gesù.
  3. Porta un annuncio che salva. Sa che il bisogno più profondo dell’uomo è l’incontro con Dio e sa che Gesù Cristo è la piena risposta a questo bisogno.
  4. Si impegna per la liberazione di tutta la persona: dal peccato, dalla fame e dall’oppressione, e anche da quel troppo benessere, ingiusto e sciupone, che distrae da Dio e rende ciechi di fronte ai poveri.
  5. Vuole la salvezza vera. Non si accontenta di curare i sintomi, scende alle cause. Non si limita ad offrire aiuti che lasciano i poveri nella dipendenza, ma fa di tutto per renderli protagonisti. Ed è convinto che anche per questo è importante annunciare ai poveri la lieta notizia dell’amore di Dio che li aiuta a ritrovare la dignità.
  6. Vive l’universalità evangelica. E’ insofferente di ogni chiusura; ha il gusto dell’incontro con il lontano e il diverso. Sollecita la sua comunità a valutare i problemi e le decisioni nell’ottica universalistica. Suscita e collabora a tutte le iniziative volte ad intrecciare relazioni con le altre Chiese e con altri popoli.
  7. Solidarizza con le situazioni in cui vive e con le persone che gli sono accanto. Si preoccupa di tutti: come in casa è attento a tutta la famiglia, così in parrocchia, nella scuola, in fabbrica e in ogni altro ambiente nessuno gli è estraneo.
  8. Ricorda che Gesù ha privilegiato gli ultimi, mostra che la prima universalità è la solidarietà estrema con gli ultimi. In una società sovente indifferente si accorge subito degli ultimi, spesso nascosti.
  9. Poiché annuncia una verità che è scomoda, il cristiano missionario, che è uomo di pace, suscita reazioni e contrasti. Questo lo addolora, ma non lo ferma. Trova il coraggio, come Gesù nella comunione con il Padre e nella solidarietà dei fratelli e delle sorelle.
  10. E’ consapevole del dovere della coerenza, ma non ne ha l’angoscia. Non pone nella propria coerenza il diritto di annunciare il Vangelo, ma nella fedeltà del Signore che a questo lo chiama. Del resto, egli non parla di se stesso, ma solamente di quanto Dio ha fatto per tutti. E così può parlare anche se peccatore.

(da “La Voce dei Berici”, domenica 18 ottobre 1998)