Lettere dal mondo 2009

25 dicembre 2009 – Mariana Garcia (Jujuy)

Mariana e alcuni ragazzi di Caldogno

Natale è alle porte… e ancora una volta mi sorprende di fretta… nel lavoro… e questo correre mi ha lasciato qui alla porta del presepe, con un bambino povero, che con tanta innocenza riempie della speranza che le cose possano cambiare, perché Dio ha scelto di essere umano e vivere con noi…
Un Dio che nella sua umanità ci riconosce, ci capisce e ci ama… Come allora non credere in Dio? Come non credere nell’uomo se Dio ha scelto di credere in lui?
E questa è la mia fede: credere in quelli che di giorno in giorno manifestano la stessa speranza nell’uomo; ed è con loro che desidero avvicinarmi a Natale.

Desidero ringraziare coloro che ogni giorno hanno saputo accompagnarmi, ascoltarmi, comprendermi, quelli che fanno del loro meglio per sostenermi nelle mie fragilità, coloro che hanno saputo comprendere e capire i miei momenti difficili con grande sensibilità, quelli che sono venuti ad incoraggiarmi e che mi hanno dato buoni consigli, quelli che hanno sostenuto la missione, che hanno reso il mio lavoro quotidiano un luogo piacevole e dove posso sentirmi parte di un progetto, coloro che hanno apprezzato i miei sforzi ed il mio contributo.
Ringrazio le persone che mi hanno dato l’amore, che mi hanno aperto i loro cuori, quelli che ho amato e chi mi hanno fatto crescere in amore, per ogni cosa che mi rendeva felice; quelli che mi hanno fatto sentire che sono viva e mi hanno fatto mettere al posto giusto ogni cosa…

A tutti voi che ricevete oggi il mio saluto: Buon Natale!!! Auguro il meglio per voi.
I miei migliori auguri per un nuovo anno, un anno di rinnovata speranza e di nuovi incontri, che ci fanno sentire che vale la pena impegnarci nella vita, che vale la pena farci fratelli, come operatori di pace, come costruttori di una società di rispetto, di speranza, di giustizia e di amore.

Mariana Garcia
(responsabile del centro di accoglienza
“Hogar” per le ragazze madri di Jujuy)

24 dicembre 2009 – Marcello Palentini

Presepio JujeñoLa luce brilla nelle tenebre. Quelli che la cercano diventano figli di Dio, della Luce, del Giorno, della Vita…

Una volta ancora ci prepariamo a celebrare il Mistero dell’Amore, la tenerezza, la bontà e l’affetto del Dio che spogliandosi della sua natura divina è diventato Storia, figura umana e vicino. Ponendo la sua tenda tra di noi, mescolandosi con la nostra natura umana, “mettendosi nel fango”. Tutto questo per il “Sì” libero e cosciente di Maria.
Per illuminare l’oscurità della storia e degli uomini: “La luce brillò nelle tenebre”. All’apparire dell’Emanuele (Dio con noi) affinché chi crede in Lui e lo accetta nel suo cuore possa essere e vivere nella libertà dei Figli di Dio e non essere schiavo di niente e di nessuno, né vivere nel timore né nella disperazione, ma nella speranza che ci accompagna e di cui siamo portatori ed eredi delle promesse.
Per noi che crediamo in Lui e per tutti gli uomini di buona volontà la celebrazione della Natività ci invita a cambiare le tenebre in luce:

  • dove c’è violenza verbale e fisica, essere costruttori di pace, di dialogo
  • dove si esercita sopruso alla persona per la sua condizione, origine o per le sue idee diverse… portare la luce del rispetto, l’amore e l’accettazione
  • dove la vita si vede disprezzata o respinta in tutte le sue forme: del non-nato, del bambino, dell’anziano, per la violenza criminale, la droga, lottare per la vita
  • dove ci sono fratelli esclusi, in soprannumero, scartati, lottare per politiche pubbliche più giuste, universali e di eguaglianza per generare inclusione
  • dove esistono situazioni drammatiche e scandalose di povertà, non essere indifferenti e adattarci ad esse, ma cercare una distribuzione più giusta ed equa dei beni, e creare fonti di lavoro
  • dove c’è corruzione, portare la luce della trasparenza, la partecipazione, il servizio e l’impegno civile
  • dove la gerarchia e il potere si approfittano per il proprio interesse, capire e utilizzare il potere come servizio al prossimo, al bene comune, ai più deboli, difeso con la testimonianza e la coerenza di vita
  • dove l’individualismo, l’indifferenza, l’insensibilità di fronte alla povertà, la sofferenza e i problemi degli altri, porre la luce della ricerca, della comprensione e la solidarietà
  • dove c’è assenza di Dio, del trascendente, riempirlo con l’annuncio della Buona Novella di vita del Vangelo.

Consapevoli che per il credente niente dell’Umanità ci deve essere estraneo e che senza Dio nei nostri cuori e nelle nostre vite e nei nostri affari saremo manchevoli e infelici, vi auguriamo, come seguaci di Gesù e Pastori del suo Popolo pellegrino in questa terra, di essere  portatori della Buona Novella, di speranza, di giustizia e di Pace, e non profeti di sventura.
Sperando che la celebrazione del Mistero della vicinanza di Dio a noi ci aiuti a cercare la vera pace e felicità, che è frutto di giustizia, di  libertà, di verità e di amore, vi auguriamo Buon Natale e vi benediciamo.

Vostri fratelli e Pastori,
Mons. Marcello, vescovo di Jujuy
Mons. Pedro Olmedo, vescovo di Humahuaca

23 dicembre 2009 – Romano Toppan (Italia)

Carissimi,
Sono docente universitario a Verona e sono un compagno di scuola (anche se leggermente più giovane) di Marcello Palentini, che il vostro gruppo sostiene nelle sue numerose iniziative. Vi invio il mio Curriculum Vitae per esaminare la possibilità che anch’io possa dare un contributo, anche di un mese o due, per portare il frutto delle mie esperienze sia di azione che di docenza nei vari campi (artigianato d’arte di tradizione, turismo sostenibile, qualità del servizio, gestione risorse umane, pedagogia…) nei quali ho potuto raggiungere una certa competenza. Il Jujuy è una area che ha qualche interessante potenziale, soprattutto dal punto di vista turistico, tenendo conto che è lì il terminale di quella “via andina” alla civiltà che attraversa come una dorsale leggendaria l’America del Sud, dal Perù fino al Nord dell’Argentina.
Resto in attesa di una vostra comunicazione e faccio a voi tutti e a Marcello i miei auguri più sinceri di Buon Natale e Felice Anno nuovo.

Romano Toppan

23 dicembre 2009 – Lucia Comberlato

Spero che sia arrivata la mia lettera di auguri che ho mandato per il Gruppo e Parrocchia. Ormai ho preso il mio clima: veramente ringrazio il Signore che non ho sofferto per il cambio dall’Italia a qui. Fortuna che non c’e’ stato gran caldo fino a qualche giorno fa.
Ringrazio tutti per l’offerta che mi avete dato e grazie pure a nome della mia Comunità. Vi manderò una lettera dando notizie del nostro apostolato. Un grande grazie va a tutti i miei paesani e un saluto ai bambini della dottrina di Teresa Fabris. Scriverò anche a loro e manderò la foto dei catecumeni che riceveranno il Battesimo e la Comunione a Pasqua. Auguro Buon Natale e Buon Anno 2010 di gioia e di pace. Un caro saluto ed il mio ricordo di preghiera.
Con riconoscenza,

Sr. M. Lucia Comberlato

23 dicembre 2009 – Renato Trevisan

Arrivo tardi! Sono partito il 10 dicembre e sono tornato oggi. Solo ora riesco a spedirti il presente messaggio, con gli Auguri di Buon Natale tutti Kayapó… Vedi la foto e il commento.

Presepio KayapòNon ci sono gli angeli ad annunciare “La Nascita del Re dei Re, la Pace in terra agli uomini di buona volontà”; ma ci sono le piume di pappagallo a fare da sfondo a Gesù. Sono le piume dello splendido e maggiore ornamento usato nelle feste kayapó (il krôkrôtire). Sono le piume che dicono del profondo e insaziabile desiderio dei Kayapó di volare: volare sempre più in alto, per vincere le forze della natura, per conoscere sempre di  più i misteri della vita, del futuro, di conoscere Dio stesso, alla fine.
Il sorriso del bimbo, (perdon) “Gesù” kayapó dice tutto l’ottimismo, la fiducia nel progetto di Dio sul mondo, su noi, su ciascuno di noi in particolare. La Mamma, (perdon), la Madonna kayapó, guarda con serenità e fiducia al frutto del suo amore e donazione a Dio, la sua fedeltà al “sì” dato al messaggero di Dio…
Non c’è la stella di Natale, che annuncia a vicini e lontani che Gesù è nato. Io ho pensato che quella stella siamo noi, ciascuno di noi. Tocca a noi annunciare GESÙ, tocca a noi dire che questa stella è apparsa da duemila anni; e annunciare che, in cielo, nell’universo c’è una STELLA DIVERSA, UNICA, IRRIPETIBILE, É LA NOSTRA VITA E FELICITÁ PIENA PER SEMPRE!
Auguri! Buon Natale e Felice Anno Nuovo!

P. Renato

23 dicembre 2009 – Mariella Tadiello (Quito)

Carissimi amici tutti del G.A.M.,
É passato molto tempo, mi scuso per non avervi inviato notizie. Anche se in ritardo non posso lasciar passare questo periodo ricco di amore, di amicizia e di ricordi vissuti insieme a molte persone care di Caldogno.
Per questo nella preghiera a Maria, che ci dona suo Figlio, chiedo che il Santo Natale doni a ciascuno la gioia di accogliere l’amore di Dio che si rivela nel bambino Gesù e susciti nel nostro cuore il canto della gloria di Dio e della pace agli uomini.
Buon Natale ed un Anno Nuovo ricco di pace, serenità e santità.

Ora un po’ di notizie.
So che sr Laura nella sua visita in Ecuador vi ha informati e vi ha inviato alcune foto.
In Latacunga la scuola procede con l’aiuto di Dio e di tante persone. Tuttavia i lavori non sono terminati. Ogni anno si procede a costruire le classi mancanti.
Gli alunni non mancano, per le iscrizioni si deve mettere il numero chiuso, questo è un bene perché vuol dire che la metodologia, la didattica, oltre che allo spirito di famiglia, sono apprezzati.
A Quito le cose procedono normalmente. Come già sapete vivo in un barrio che prima era periferia ma ora si sta espandendo: le fabbriche e le case sono cresciute come i funghi. Le persone non si conoscono e per il lavoro le case si trasformano molte volte in dormitorio. Per visitare e conoscere le famiglie si dovrebbe andare di notte, però questo non è possibile sia per l’orario che…
La situazione che stiamo vivendo a livello sociale non è molto bella. La crisi come in tutto il mondo si è fatta sentire a livello economico e morale. La delinquenza i furti sono aumentati, c’è molta insicurezza, non si può uscire senza guardarsi attorno. La polizia in questo tempo sta dando indicazioni su come comportarci.
Il governo con la polizia cerca di fare sopralluoghi ai negozi per verificare se la merce è nuova o…
Anche il tempo sta cambiando, a differenza dell’anno scorso non piove molto, in qualche paese della costa la siccità ha provocato la perdita del raccolto e degli animali, morti per mancanza di cibo. La corrente elettrica scarseggia, è già più di un mese che è razionata, quasi ogni giorno manca per alcune ore, questo provoca danni al commercio e insicurezza alle persone che escono dal lavoro di notte.
Però non tutto è difficoltà. Vi sono molte cose belle come il cambio che il governo cerca di fare nei confronti dei poveri, degli operai e delle persone ammalate, cercando di dare assistenza gratuita (almeno in parte) in alcuni ospedali. La salute è ancora un gran problema: molte persono non hanno la possibilità di comprarsi le medicine, spesso bussano. Inoltre vi sono persone solidali che con generosità cercano di rendere più sereno questo periodo natalizio, aiutando i più bisognosi.
Noi come comunità collaboriamo con la parrocchia e con i laici (siamo del parere che sempre più loro devono porsi a servizio dei fratelli, per questo spingiamo) ed aiutiamo in questo compito.
Ogni prima domenica del mese, come caritas, facciamo il mercato delle “pulci” e si distribuiscono dei viveri, possono “comprare indumenti usati” facendo pagare un prezzo simbolico, cosi si possono conoscere le persone con i loro bisogni. Prima si tiene un incontro di formazione poi si apre il “mercato”. A dicembre si fa il regalo per il Natale, dolci giochi per i bambini e una borsa di viveri per gli adulti. Vi invio alcune foto di questa domenica.
Di fronte ad alcune grandi sofferenze, come la signora che sta lottando contro un tumore e ha tre figlie, la prima con un handicap, abbandonata dal marito che è andato a lavorare in Spagna, si sente l’impotenza di non poter fare di più, non resta che condividere il dolore e la preghiera. Come lei ci sono molti altri casi.
Per questo affidiamo all’amor di Dio tanti nostri fratelli.
Un saluto, un grazie per il vostro impegno a favore delle missioni. Che Dio vi benedica.
Con affetto

Sr Mariella

18 dicembre 2009 – Rita Castelli (Caldogno)

Rita al mercatino missionarioIn cammino verso un altro Natale! Come disporre il cuore davanti all’evento che ci supera e stupisce, un Dio che si fa uomo e viene ad abitare fra noi per salvarci. L’onnipotente si fa piccolo e bisognoso si fa bambino, e noi uomini rispondiamo sempre con l’umana indifferenza ed arroganza di voler fare senza il Suo immenso Amore. Poveri illusi vaghiamo senza meta, incessantemente cerchiamo gioia e felicità, affannosamente cerchiamo queste due cose che semplicemente troviamo nel Santo Bambino, basta ascoltare la Sua Parola, abbeverarsi alla Sua Sorgente e abbandonarsi fra le Sue braccia misericordiose, copiosamente avremo più di quanto cerchiamo, più di quanto sappiamo chiedere.
Buon Natale, la Gioia di Dio sia nei nostri cuori.

Suor Rita

10 ottobre 2009 – Marcello Palentini

Carissimo,
sono qui con Pedro (Olmedo) e padre Alonso per festeggiare i miei 14 anni di vescovo, con una cena assieme…
Ho fatto una bella festa con la gente sia nel santuario di Rio Blanco come nella cattedrale. Al santuario erano presenti circa 50.000 pellegrini.
Sono contento di questo tempo trascorso e per tutto quello che ho potuto fare con l’aiuto di tanta brava gente.
Saluti a tutti.

Marcello

25 luglio 2009 – Renato Trevisan (Redenção)

Renato e una famiglia KayapòCarissimi Amici del Gruppo di Animazione Missionaria di Caldogno, PACE e BENE!
Dopo il saluto francescano “pace e bene”, con voi dovrei iniziare il presente messaggio come iniziava San Paolo, scrivendo agli Efesini: “…avendo udito a proposito della vostra fede nel Signore Gesù e del vostro amore verso tutti i santi, non smetto di ringraziare Dio per la vostra presenza e di avervi tutti presenti nelle mia preghiere…” (Ef. 1, 15-16). Il silenzio da parte mia durante tutti questi mesi non ha nulla a che vedere con la dimenticanza, e tanto meno significa un allentamento del legame tra me e voi, tra me e il paese, la parrocchia di Caldogno! Anzi ho continuato a ricordarvi e a ripetermi che dovevo entrare in contatto con voi. Finalmente ecco l’occasione, il momento! La festa patronale, la sagra del paese infatti è un ottimo pretesto per scrivervi, spinto anche dal ricordo di quanto voi fate per noi missionari in occasione di questa festa.

Provo a pensarvi uno/a per uno/a, e anche se non riesco forse a ricordare tutti, a ciascuno di voi ripeto: GRAZIE per ciò che fate, per le preghiere che dite, per la solidarietà e collaborazione che riuscite a suscitare tra i nostri compaesani nei nostri confronti.  Grazie, da parte mia sì certamente, ma soprattutto da parte degli indios Kayapó e non solo, infatti “alla porta della nostra casa”, bussano tante persone a cui mai chiediamo i documenti. Per noi qui la vostra estate europea, è sinonimo di molto lavoro e purtroppo di molti viaggi. Scrivo “purtroppo” perché si percorrono strade a volte impossibili (anche se mi consolano le parole di Gesù che dice “di percorrere la strada stretta” in questa vita… in vista di trovare la superstrada che porta in paradiso)!

Il mese di giugno l’ho trascorso visitando quatto villaggi Kayapó, percorrendo il fiume Xingu e in parte un suo affluente il rio Fresco. Da tempo non andavo da quelle parti. Da febbraio infatti abbiamo ripreso i contatti anche con le comunità indigene che appartengono alla Prelatura dello Xingu. Siamo in quattro in comunità (due italiani, sopra i sessant’anni e due messicani sopra i quarant’anni). Accompagnamo il lavoro pastorale tra gli indios di due diocesi: quello che fa capo a Redenção (Diocesi di Conceição do Araguaia) e quello a partire dalle parrocchie di Tucumã, Ourilândia do Norte e São Feliz do Xingu (Prelatura dello Xingu). è davvero un’area enorme, i villaggi sono molto distanti l’uno dall’altro.  Solo per avere un’idea dell’estensione del territorio, provate a prendere la cartina geografica del Brasile, puntate il dito sul rio delle Amazzoni, fermatevi là dove trovate due dei grandi affluenti di questo maestoso fiume: Rio Xingu e Rio Araguaia. Noi accompagniamo gli indios kayapó il cui territorio praticamente si estende nella parte sud dello stato del Pará ed è compreso tra questi due grandi fiumi. Abbiamo a che fare con una popolazione indía kayapó che non arriva a 8.000 abitanti.

Se giugno e in parte luglio sono stati i mesi delle visite ai villaggi kayapò (fiumi ancora percorribili), aprile invece è stato il mese del grande afflusso di gente al nostro centro “P. Antonio Lukesch” specialmente di studenti delle scuole di Redenção e di indio kayapó, per seguire una interessante esposizione sul mondo kayapó. Il Vangelo passa necessariamente attraverso il riconoscimento  dell’altro, del diverso, e cioè chiede al cristiano di essere fratello dell’altro e con lui  sentirsi figlio di Dio, figlio dello stesso Padre (indio e non indio); tutti salvati dal prezioso sangue di Gesù Cristo. Lavoriamo molto su questo tipo di battesimo cioè creare le condizioni per sentirsi fratelli, pur parlando lingue diverse, avendo modi di vivere diversi. A Caldogno, penso, facciate anche voi questo tipo si esperienza, quotidianamente visto i tanti extra comunitari che arrivano e abitano in paese… nei paesi vicini… È davvero una grande sfida per la Chiesa, per voi lì e per noi qui. Gli indios non sono ben visti qui a Redenção e nelle altre città cresciute alla periferia della loro grande riserva kayapó. Gli indio al massimo sono tollerati, qualche volta anche ossequiati specie se entrano nei negozi per fare spese! Eppure sono i più antichi abitanti di questa terra! Sì, la situazione è il contrario della vostra… Ma tutti siamo chiamati a convivere in un mondo che è diventato “un unico grande villaggio”.

Venerdì  scorso (21 agosto) sono ripartiti per l’Italia otto giovani italiani accompagnati da una suora saveriana. Sei venivano dalla Brianza e due dalla Sardegna. In tutto trascorsero una quindicina di giorni, “tempo troppo breve, insufficiente per conoscere la missione”, ma sufficiente per accogliere l’appello del Signore di donare non solo interesse e curiosità, ma cervello, cuore e magari la vita per il Vangelo!

La nostra casa di Redenção è stata per tutto questo tempo  un accampamento e noi, come dicono qui in Brasile, abbiamo fatto “das tripas coração”, cioè letteralmente “abbiamo fatto delle… trippe, della  pancia, abbiamo fatto cuore”, cioè abbiamo fatto  tutto il possibile per accogliere questi giovani nella maniera migliore”.

Abbiamo avuto anche la visita di Don Marco… cappellano in aiuto alla parrocchia di Caldogno fino a poco tempo fa. Si è fermato qui da me solo due tre giorni! È una pena che non sia piú a Caldogno, se no avrebbe avuto modo di raccontarvi lui qualcosa, alla sua maniera, di quanto visto e vissuto!

Con questa ultima notizia, chiudo il messaggio. Vi auguro un’ottima festa patronale in onore del Glorioso Patrono san Giovanni Battista! Il sigillo è il mio quotidiano ricordo di tutti voi e delle vostre famiglie  nella preghiera, specie quella eucaristica. GRAZIE! A tutti e a ciascuno in particolare. Il Signore vi ricompensi Lui e come Lui sa fare. “Aquele abraço” grande, sempre vostro amico e fratello in Cristo,

P. Renato T.  (Wayangare Bepgôgôti in Kayapó)

SALUTI SPECIALI A DON GIGI, A DON GIACOMO, A DON SISTO e ALLA COMUNITÁ DELLE SUORE della scuola materna

28 aprile 2009 – Marcello Palentini

Marcello con il Papa, sullo sfondo Pedro OlmedoCari amici:
da Roma desidero comunicarvi la bella esperienza dell’incontro con il Santo Padre Benedetto XVI°.

Dopo molte riunioni nelle diverse Congregazioni e Dicasteri romani, qualcosa di simile dei ministeri statali, in cui abbiamo trattato molti temi in relazione alla vita della Chiesa in Argentina, ricevendo importanti consigli per il nostro lavoro e anche approvazioni per quello che stiamo facendo nella nostra Diocesi di Jujuy, come il Piano di Pastorale che stiamo portando avanti assieme e che ho avuto l’opportunità di presentare nell’incontro con il Papa.

Pur pressato dell’urgenza dei viaggi programmati, uno nei luoghi del terremoto a L’Aquila e uno in Israele, e dai moltissimi altri impegni e interviste, ha concesso 45 minuti per un gruppo di 12 vescovi, tra cui 6 del NOA (Nord Ovest Argentino), e tra questi eravamo presenti parlando brevemente della nostra Diocesi e del lavoro che stiamo realizzando. E’ stato molto cordiale, ha ponderato molto attentamente ogni dettaglio di ciò che gli presentavamo e ha apprezzato tutto quello che gli abbiamo detto.

Gli ho parlato di Jujuy, della realtà sociale, politica, religiosa e pastorale della nostra cara Diocesi. Gli ho detto dei nostri sacerdoti, seminaristi, religiosi, laici e di tutto quello che ci dà entusiasmo in quest’anno delle nostre nozze di Diamante: la Missione in tutte le famiglie e ambienti.

Ha approvato espressamente tutto e invia la sua benedizione ad ogni famiglia e a tutta la Diocesi.
A mezzogiorno di giovedì avremo l’ultimo incontro con il Santo Padre e allora consegnerà il messaggio finale ai 29 vescovi presenti alla visita.
Da parte mia mi sento molto felice di aver parlato della mia gente, di averla rappresentata e aver posto tutte le intenzioni ai piedi di San Pietro e di San Paolo in questo anno paolino.
Vi benedico tutti.

p. Marcelo Palentini, obispo de Jujuy

24 aprile 2009 – Direttivo GAM

Comunico che il GAM ha ricevuto dalla Parrocchia una donazione di 5.000 euro per creare un “Fondo di solidarietà Caritas”. Il fondo verrà gestito in primis dalla nostra Associazione GAM soprattutto perché questo connubio Parrocchia-GAM ci offre la possibilità di operare nel territorio con azioni dirette a persone e situazioni locali anche in collaborazione con il Comune.

La situazione economica e sociale mette in difficoltà molte famiglie anche della nostra Comunità e vogliamo fare qualcosa per la popolazione bisognosa che ci è più vicina. Nello statuto abbiamo previsto qualcosa di simile, l’operatività nel territorio. Finalmente riusciamo ad operare a Caldogno e dintorni.

Sarà a breve attivata anche una campagna di donazioni libere aperta a tutti, con l’invito a versare sul nostro conto Postale o Bancario per questo scopo, specificandone la casuale: “Missioni” o “Caritas”. Come Direttivo abbiamo ritenuto opportuno proporre questa iniziativa a don Gigi, che ha accettato, per i sopracitati motivi, anzi è stato entusiasta. Penso che domenica prossima don Gigi farà la locandina per promuovere detta raccolta. Nel sito apriremo una pagina dedicata a questo progetto di sostegno delle persone in difficoltà, allegando il volantino uscito prima delle Palme che informava le persone a chiamare un numero telefonico per informazioni, per prendere conoscenza del programma e delle modalità dell’intervento.
Ciao,

Eugenio

19 aprile 2009 – Adriano Palentini

Carissimi amici,
quattro anni fa, in coincidenza con l’elezione del papa Benedetto XVI, a Caldogno veniva sottoscritto lo Statuto del GAM – Caldogno ONLUS.
L’augurio spontaneo è che il Signore continui ad assistere con la sua benedizione e la sua grazia Benedetto XVI e il GAM.

Per festeggiare la ricorrenza vi comunico che oggi viene inserito in Internet un sito aggiornato del GAM, che in questo periodo ha mantenuto costanti rapporti di informazione con i nostri Missionari sparsi nel mondo e si è fatto “ponte” tra loro e la popolazione di Caldogno. La propria attività è stata costantemente rivolta ad aiutarli nella loro missione tra le popolazioni che li hanno accolti con affetto e a cui stanno dedicando la loro vita.

Il sito non è e non sarà mai completo, perchè crescerà come e quanto crescerà il GAM. Vi invito pertanto a comunicare informazioni, osservazioni, testi e trasmettere foto digitali e qualunque altro prodotto di comunicazione, utili per migliorare un sito che vuole essere un servizio per tutti. A chi possiede un proprio sito chiedo di segnalarcelo e di richiamare il nostro tra i siti amici.
Potete visitare il sito a questo indirizzo: www.gam-caldogno.it
Spero vi piaccia e vi sia utile.
Un cordialissimo saluto,

Adriano

31 marzo 2009 – Mariella Tadiello

Qui le cose procedono.
La povertà dovuta alla crisi mondiale si sta facendo sentire, sta aumentando tutto.
Inoltre siamo nella stagione invernale, almeno così dicono, perché non si riesce a capire niente: il clima sta cambiando. Fa freddo e piove parecchio, provocando slavine con interruzione di strade, con caduta di case, allagamenti e purtroppo con alcune vittime.
L’insicurezza sta aumentando, per la strada a qualunque ora del giorno assaltano e derubano le persone, le case, le auto. Nella zona dove viviamo molti condomìni hanno il guardiano di giorno e di notte. Purtroppo sono aumentati anche gli omicidi.
La scuola a Latacunga va bene. Si stanno costruendo poco a poco alcune aule, i costi sono aumentati, così pure gli stipendi; però la Provvidenza non mancherà.
Io sono occupata con la pastorale parrocchiale; stiamo preparando la Pasqua. Le suore giovani andranno in missione per il triduo pasquale al campo, dove non ci sono sacerdoti, mentre noi, giovani di una volta, lavoriamo in parrocchia.
Un grazie di cuore per il vostro amore verso i missionari, voi stessi siete missionari e state rispondendo all’invito di Gesú risorto “andate e annunciate”, cosa che si fa anche con il computer.
Buona Pasqua, il Risorto vi benedica.
ciao

sr Mariella

27 gennaio 2009 – Rita Castelli

Grazie per le informazioni arrivate tramite il giornalino. Caldogno sta prendendo proporzioni di cittadina. Mandandoci queste notizie ci fai sentire in casa.
Qui tutto procede bene. Sempre molto impegnate con i bambini, le famiglie e la scuola che sta sorgendo in Acre, a cui è stato dato il nome di una nostra prima consorella morta qui in terra acreana.
Un abbraccio con affetto.  Salutoni a tutti i caldoniensi.

5 gennaio 2009 – Danilo Lago

Mi è piaciuta questa presentazione di Xavier…

Rappresenta il lavoro che noi facciamo qui nel nord del Brasile. La nostra CPT (Commissione Pastorale della Terra) collabora con lui e insieme a lui nel lavoro contro questa schiavitú moderna che ancora esiste tra di noi.

Le feste sono passate spero che continui tra di noi lo spirito natalizio per tutto l’anno 2009. GRAZIE del vostro ricordo e statemi bene.

Danilo

“Xavier Plassat, fratello degli altri – di Jean-Pierre Tuquoi
in “Le Monde” del 30 dicembre 2008 (traduzione: www.finesettimana.org)

Una casa monacale. L’espressione viene spontaneamente vedendo i muri nudi imbiancati a calce, i ripiani fatti con mattoni e assi di legno, la cucina che non è una cucina, la lavapanni a mano… In questo caso, l’accostamento non è fuori luogo: è un monaco, un domenicano di 59 anni, Xavier Plassat, che abita in questa costruzione sommaria ad Araguaina, una cittadina brasiliana dello Stato di Tocantins, nel centro del paese, ai bordi dell’Amazzonia.

Fratel Plassat è un caso. Vent’anni fa, già entrato tra i domenicani, questo ragazzo di buona famiglia cattolica, plurilaureato, rompeva gli ormeggi e lasciava la Francia, suo paese natale, per una vita “austera, ma gratificante” a servizio di una causa: quella dei contadini senza terra e dei lavoratori giornalieri legati a grandi tenute agricole, quelli che vengono pudicamente chiamati in Brasile i lavoratori schiavi. “Mi piace impegnarmi nelle lotte del mondo, prendere posizione, dice. Bisogna saper sovvertire l’ordine costituito. Ed aiutare i senza voce a parlare da pari a pari con i potenti.”

Perché il Brasile? L’itinerario del domenicano rinvia ad una pagina oscura della storia del paese, quando era sotto lo stivale dei militari che perseguitavano gli oppositori. Tra di loro, appunto, un altro domenicano, Tito de Alencar, che, dopo mesi di tortura, trovò rifugio in Francia, dove, mai ripresosi dalle persecuzioni subite, si suicidò nel 1974, all’età di 28 anni. Organizzando il ritorno delle spoglie di colui che era diventato suo amico intimo, Xavier Plassat fece la conoscenza del suo futuro paese di adozione.

Da allora le cose sono cambiate, ma in questa parte del Brasile – grande come metà della Francia – fratel Plassat è in terra di missione. Coperta di savana arborea, la regione vive come si viveva un tempo nel Far West. Le fattorie, ciascuna delle quali copre migliaia di ettari, sono i punti di riferimento di un paesaggio senza rilievi, le mandrie di bovini – principale prodotto di esportazione – la base della ricchezza. I proprietari terrieri sono i signori. E i contadini sono una mano d’opera sfruttabile a piacimento. Lavorano duro per guadagnare l’equivalente di 7 od 8 euro al giorno. Il loro sogno è quello di poter coltivare, un giorno, un fazzoletto di terra preso necessariamente ai latifondisti.

Il religioso è loro alleato. Che si tratti di avvertire l’amministrazione federale contro lo sfruttamento della mano d’opera disorganizzata o di reclamare l’applicazione della riforma agraria. Il domenicano è lì, accanto a loro, come lo fu un tempo Bartolomé de Las Casas, cappellano dei conquistadors nel XVI secolo, che prese le difese degli Indiani d’America. “È uno dei miei ispiratori. Anche lui apparteneva all’ordine dei domenicani“, sottolinea Xavier Plassat, vestito con una T-shirt che celebra “l’alleanza tra i lavoratori della terra e gli studenti“.

A metà dicembre, il domenicano si è visto conferire da parte della presidenza della repubblica il Premio nazionale dei diritti dell’uomo. E, alcune settimane prima, una ONG americana, Free the slaves (“liberate gli schiavi”) ha dato una ricompensa all’organizzazione animata da Xavier Plassat, la Commissione Pastorale della Terra (CPT), per il suo lavoro.

I premi, sono qualcosa che serve da protezione. Sono dati anche per questo“, commenta il religioso. L’osservazione non è anodina. Ad alcune centinaia di chilometri, un altro domenicano, Henri Burin des Roziers, anch’egli difensore di reietti ed emarginati, vittime dello “sviluppo”, vive notte e giorno sotto la protezione della polizia. Nel 2005, una religiosa americana, membro attivo della CPT, Dorothy Stang, veniva assassinata da due killer prezzolati in quella stessa regione. È alla sua memoria che la Commissione pastorale ha dedicato il premio ricevuto dalla ONG americana.

Nonostante i premi e l’inizio di notorietà che li accompagna, Xavier Plassat resta un ribelle. Lo era già in Francia, negli anni 70, quando, giovane domenicano, aveva rifiutato di completare gli studi che avrebbero fatto di lui un prete. “Essere prete, ovvero l’ultimo diploma. È una visione della Chiesa a cui non potevo aderire. Avevo un blocco politico, o teologico. Allora, sono rimasto quello che si chiama un frate converso. Non è frequente. In Francia, vengono considerati poco intelligenti“, spiega con gusto l’uomo, che è titolare di lauree in Scienze Politiche ed in Scienze Economiche e di un “diplôme” per l’esercizio della professione di ragioniere-commercialista.

Quarant’anni dopo, continua a contestare l’ordine costituito. Quando parla di Lula, il capo di stato brasiliano – che ha incontrato in occasione della consegna del Premio nazionale dei diritti dell’uomo – lo fa senza particolari riguardi. Pur riconoscendo al dirigente la volontà politica di lottare contro la schiavitù moderna, Xavier Plassat si dice senza illusioni sulle opzioni fondamentali del governo. “Il modello di sviluppo non viene rimesso in discussione“, dice, seduto nel suo studio ornato con un manifesto del Che.

Il religioso, che si ritrova nella teologia della liberazione nata alla fine degli anni 60, è ben più severo quando parla della Chiesa ufficiale e dei suoi responsabili locali. Le rimprovera di essere rientrata nei ranghi, di difendere i ricchi e di dimenticare i poveri. “Non ha più un messaggio, se non quello di un’obbedienza a delle regole discutibili“. Rileva che, da anni, Roma manda in questa regione nient’altro che dei vescovi, la cui principale preoccupazione è soprattutto di non suscitare scalpore. “Abbiamo una Chiesa che vuole ‘distribuire sacramenti’ per contrastare lo sviluppo dei pentecostali. Mi sento sempre più a disagio.

Il disamore finirà con un divorzio? “No, assicura una delle sue amiche francesi, Dominique Marcon. Ma è un uomo di profonde convinzioni. Vuole che le cose vadano avanti. È standogli accanto, prima della sua partenza per il Brasile, che ho capito che cos’era un religioso impegnato nel secolo.” Anche se non c’è separazione in vista, la lontananza è reale.

La Chiesa ufficiale si tiene a distanza da una Commissione Pastorale della Terra giudicata sulfurea, che essa ha tuttavia battezzato negli anni 70, all’epoca della dittatura. “Oggi, constata il domenicano, si fa sempre più fatica a farsi riconoscere come un’istituzione collegata con la Chiesa. Non siamo più invitati all’assemblea pastorale diocesana. Siamo considerati come una ONG laica.

Tenuta ai margini, la Commissione Pastorale della Terra ha sempre più difficoltà a far quadrare il bilancio, già ridotto. Delle associazioni di cooperazione del Nord Europa versano un po’ di soldi, ma non abbastanza. La CPT vive in economia.